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Ostacoli e difficoltà nella realizzazione del principio di unanimità.

“Unanimità significa identità di intenzione, significa che un gruppo od una collettività di persone si sente unito in uno scopo fondamentale per un’impresa comune, ma non significa che il compito di ognuna debba essere lo stesso; diversità di sforzo, di espressione, di forma, sono perfettamente compatibili con uno scopo unanime e sono anzi le garanzie di una vivente unanimità che scaturisce dall’interno. L’unanimità di scopo permette diversità sia nei campi di manifestazione, sia nei modi e mezzi attraverso cui si giunge all’attuazione. Vi può essere una grande varietà di piani per l’attuazione di uno scopo fondamentale e questi piani possono estendersi ai più diversi settori che richiedono corrispondente diversità di metodi. Ma se l’unanimità di scopo è forte ed evidente, non verrà in alcun modo intaccata da tale differenziazione. Sarà semplicemente interpretata in modo da far fronte ad ogni nuova situazione che possa sorgere.” Roberto Assagioli citato in “Leggi e principi della nuova era”. Poggio del Fuoco. Comunità di Psicosintesi di Città della Pieve


La citazione di Assagioli ci aiuta a comprendere il principio di Unanimità che, a mio avviso, rappresenta uno dei cardini che consente lo sviluppo di una umanità nuova che si appresta ad affacciarsi sul palcoscenico della storia chiudendo le porte del vecchio stile di vita basato sulla competizione e sul massacro di idee, uomini e civiltà per aprirsi a questa nuova era fatta di condivisione, comprensione, compartecipazione, cooperazione, fratellanza, amorevolezza.
Per questo è molto importante non solo comprendere il senso del principio di unanimità ma anche e soprattutto essere in grado di applicarlo liberandoci dagli ostacoli che ne impediscono o ne rallentano l’applicazione.

Il primo ostacolo da superare è quello di sperimentare questo principio nel giusto contesto. La comprensione teorica del principio non è di difficile accesso; quello che invece risulta arduo è la sua applicazione quando se ne presenta la possibilità. Credo che nella nostra realtà sia difficile trovare condizioni che consentono questa applicazione e, quindi, penso che noi dobbiamo essere in grado di creare queste opportunità. Detto in altri termini: se manca il gruppo che ci consente di applicare questo principio, ci dobbiamo impegnare a crearlo noi oppure a dare il nostro contributo perché questo si realizzi. Il sentiero della psicosintesi conduce decisamente non solo verso la comprensione di questo principio, ma soprattutto verso la sua chiara e precisa applicazione nei vari contesti di gruppo che fanno parte del lavoro di crescita e di sviluppo della coscienza proposti da Assagioli e dai suoi allievi.
Gli altri ostacoli sono:
1. “Volontà personale”,
2. “Orgoglio e sicurezza di essere nel giusto”,
3. “Fanatismo ed attaccamento ad ideali”,
4. “Unanimità imposta da altri”,
5. “Eccessiva importanza ai dettagli e ai metodi (che è causa di divergenze)”,
6. “Interferenza nostra o altrui nelle responsabilità personali.”
(Poggio del Fuoco, Cit.).

1) La volontà personale è un ostacolo ella misura in cui persegue obiettivi separativi, egoistici, basati sul soddisfacimento di bisogni individuali o sul tentativo di acquisire beni materiali o accentrare sempre più potere su di sé.
2) L’orgoglio e la sicurezza di essere nel giusto sono altri elementi che costruiscono false certezze e corrispondenti subpersonalità le quali combattono per sopravvivere e per acquisire e mantenere il loro dominio all’interno della personalità. Sono forze estremamente separative che vanno individuate e dominate. La tecnica dell’auto osservazione può essere molto utile a tal fine.
3) Il fanatismo è credere in un ideale facendosi dominare totalmente dal suo credo. Anche in questo caso la certezza di essere nel giusto è incompatibile con il principio di unanimità e anche di equanimità e impedisce di dare il giusto contributo di crescita al gruppo al’interno del quale operiamo.
4) Il concetto di unanimità nasce dalla nostra profonda consapevolezza del bene comune e non può mai essere imposto da altri, deve essere sperimentato, accettato e vissuto nella nostra vita quotidiana.
5) Una coscienza eccessivamente concentrata sui dettagli finisce con il diventare rigida e pignola attaccandosi ai particolari e perdendo il punto di vista globale. Questo crea danni al gruppo e, creando forme pensiero ossessive, lo allontana dall’unanimità.
6) L’assunzione di responsabilità è un elemento importante di crescita e per questo è necessario che ad ognuno sia consentito di attuare le sue decisioni liberamente anche a rischio di sbagliare. Chi interferisce con questo meccanismo lo fa perché ancora condizionato dal suo egoismo, spesso mascherato dal ruolo del maestro o del terapeuta.

Questi e altri ostacoli possono essere superati utilizzando varie tecniche come quella del dialogo interno, l’auto osservazione e anche l’auto analisi e, inoltre, lavorando con grande onestà e apertura in contesti di gruppo.
Il principio di unanimità non deve essere confuso con il concetto di uniformità. Mentre il primo tende a contattare e liberare l’anima del gruppo (una-anima) il secondo invece imbriglia la creatività e la libertà espressiva all’interno di sistemi costrittivi e autoritari. La parola uniforme ha la stessa radice di uniformità e si riferisce a quell’abito dietro il quale si possono nascondere anche i peggiori crimini.
Comprendere ed applicare il principio di unanimità nel suo reale significato vuole dire anche, in ognuno dei vari contesti dove operiamo e con i limiti che ci contraddistinguono, dare il nostro contributo per la realizzazione del potenziale dell’unanimità traendo la nostra forza dalla reale apertura verso i messaggi che provengono dal Sé quale fonte del nostro progresso spirituale.