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Si dice in psicosintesi che l’io sia il riflesso del Sé transpersonale e viene paragonato alla “luna nel pozzo”.
Riflettere può assumere, quindi, vari significati per chi ricerca se stesso e mi piacerebbe focalizzare l’attenzione di chi legge sul fatto che l’azione del riflettere implica necessariamente di agire sulla luce. È la luce, infatti, che si riflette da una superficie ad un’altra e che la rende partecipe della sua natura.
Riflettere, quindi, nel suo doppio significato, non significa soltanto focalizzare la propria attenzioni su uno o più pensieri o su uno o più argomenti, ma significa impregnarsi di Luce, di quella Luce che proviene sempre da noi stessi, dal nostro sole interiore rappresentato dal Sé transpersonale. Questa Luce è in grado non soltanto di illuminare le nostre idee e i nostri progetti ma anche di infondere nuovi pensieri e nuovi progetti non più derivati dai preconcetti separativi dell’io personale ma infusi di saggezza e di impersonalità perché emanati dal nostro centro “La dove tutto è luce, calma e armonia”. Questo processo di “riflessione” che possiamo essere in grado di attivare potremmo definirlo, con un termine che ci è familiare, “meditazione riflessiva” ma dobbiamo capire che questa tecnica deve diventare l’accesso ad uno stato di coscienza superiore e per farlo non basta applicare delle metodiche ma bisogna rimodulare la nostra esistenza e soprattutto liberare la coscienza dai suoi molti veli rappresentati da desideri irrealizzati, paure, ansie, angosce o esiti da pensieri di esaltazione, da illusioni e mistificazioni varie che, spesso, ci coltiviamo con tanta benevola indulgenza.
Devo dire che anche il termine stesso “meditazione” applicato al processo del riflettere rischia di diventare fuorviante e inadeguato vista anche la vastità di significati, a volte contrastanti, che questo termine sembra assumere.
Se accettiamo il fatto che riflettere significa impregnarsi della Luce del Sé, allora, possiamo comprendere che innescare questo processo è certamente alla nostra portata e che non è solo una tecnica ma assume i connotati di un nuovo e coinvolgente stile di vita in cui il nuovo centro di coscienza viene, progressivamente, spostato, in maniera sempre più chiara e stabile, dall’io al Sé, costituendo fra i due un sistema permanente di comunicazione.
Assagioli ci parla dell’”alpinismo psicologico”, come della prassi che ci permette di raggiungere le vette della nostra coscienza più alta e definisce la comunicazione che si viene a realizzare fra questa e la personalità con il termine di “telepatia verticale” indicando con questo termine soprattutto l’instaurarsi di un dialogo fra anima e personalità fatto di intuizioni, rivelazioni, illuminazioni con risvolti potentemente creativi che sono in grado, se concretizzati, di modificare e migliorare la realtà.
La meditazione riflessiva è, appunto, un modo per fare precipitare nel quotidiano la Luce del Sé e, allora, il compito della personalità e dell’io personale è quello di organizzare il cambiamento e gestire la trasformazione mantenendo in maniera sempre più chiara e definita questo contatto, fino al punto in cui ogni differenza fra io e Sé scomparirà per dare posto all’uomo vero.