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I sette chakra sono un sistema energetico e simbolico per comprendere noi stessi.
Non possiamo dilungarci sui vari contributi, soprattutto delle medicine tradizionali, sul significato e sulla fisiologia del corpo fisico-energetico, ci soffermeremo soltanto sui sette chakras principali e sul loro significato simbolico. In questo caso il riferimento è, soprattutto, lo yoga e la cultura ayurvedica.

Oggi si possono trovare notizie, più o meno distorte, più o meno veritiere, sui sette chakras praticamente dovunque: nelle riviste specializzate o nei rotocalchi popolari o, addirittura, nei cartoni animati giapponesi. Esiste, quindi, una sottocultura dei chakras e una vera e propria pseudo-mitologia che ha banalizzato e volgarizzato quella che, nella realtà, è una componente essenziale del processo di autoconoscenza e di crescita dell’ uomo.
Il nostro contributo, pur partendo dalla connotazione fisico-energetica, pensa di dare ampio risalto al senso psicologico, cognitivo e simbolico dei sette chakra.
Quali praticanti di aikido o di aiki training o di arti marziali in generale o di altre vie di autorealizzazione non possiamo prescindere da queste conoscenze millenarie, reintegrandole nel loro corretto significato.

Specifichiamo che i chakras sono ruote di energia poste in corrispondenza del corpo energetico (esistono anche chakras posti sul corpo emozionale ma questo esula dal nostro studio attuale) che non sono visibili con i comuni mezzi di indagine della scienza ufficiale ma che hanno corrispondenze topografiche con il corpo umano e con ghiandole a secrezione interna.
Vediamo questi sette chakras ( o centri) uno ad uno a partire dal basso, dandone, per adesso solo una descrizione parziale e superficiale.

1. Primo Chakra, “Muladara” in sanscrito, centro della base. E’ posto alla base della colonna vertebrale e simbolizza ogni nostra attitudine verso ciò che è concreto, materiale, ordinario, quotidiano. Rappresenta il nostro rapporto con il reale e con le sue molteplici incombenze. È la nostra abilità di procurarci il necessario per vivere, di gestire il denaro, di gestire ogni nostra necessità fisica. Imparare a dirigere consapevolmente l’energia del primo chakra significa, appunto, avere una base certa e sicura su cui costruire la nostra casa interiore. Da un punto di vista aiki significa, anche, avere un rapporto corretto con il corpo fisico, non stressarlo troppo né rimpinzarlo di cibi o peggio di droghe alcool o fumo. Un praticante di aiki training rispetta se stesso e il mondo dove vive. Questa consapevolezza deriva dall’attivazione del primo chakra. Altre energie provenienti da questo centro sono riferite a contenuti pulsionali, istintuali, atavici e un po’ selvaggi che dobbiamo imparare a contenere e a vivere correttamente. Queste energie, da un punto di vista marziale, venivano usate soprattutto in un’ottica di contrapposizione e di distruzione, nell’aiki training vanno vissute come elementi vitali di guarigione, come spinte poderose verso il cambiamento, quasi, come energie telluriche (provenienti simbolicamente dalla nostra terra) o vulcaniche, come potere interno che va orientato correttamente e trasformato o sublimato. Da un punto di vista fisico il primo chakra è correlato con gli arti inferiori, con i piedi, con la zona perianale e perineale e realizza un punto di equilibrio fondamentale per tutto il sistema posturale. Il primo chakra è legato alle ghiandole surrenali dove si produce adrenalina il neuromediatore che ha il compito di rendere il corpo in grado di affrontare combattimenti o pericoli incombenti. Il primo chakra deve attuare collegamenti evolutivi con il settimo chakra.

2. Secondo chakra, “Svadistana” in sanscrito, centro sacrale. Posto immediatamente più in alto rispetto al primo (alcune culture andine hanno fuso i primi due chakras in un unico centro), corrisponde topograficamente alla colonna sacrale, all’area periombellicale, agli organi sessuali. È il chakra della sessualità, della scoperta dell’altro e della polarità sessuale. È la scoperta della relazione e della capacità di creare la vita e di procreare. È l’inizio della vita affettiva ed emotiva ancora strettamente connessa alla sessualità. Con questo Chakra si entra all’interno del sistema dinamico che consente alle energie di circolare, di confrontarsi con l’altro e, in questo modo, ampliare la propria area esistenziale, arricchire la propria esperienza con il contatto, con la percezione dell’altro e anelare, infine, alla fusione, alla ricomposizione delle sessualità opposte. Con questo centro le polarità primordiali fanno la loro comparsa nella scena della vita umana. La corrispondenza endocrinologica è con i testicoli o con le ovaie. Il secondo chakra deve attuare collegamenti evolutivi con il quinto chakra.

3. Terzo chakra, “Manipura” in sanscrito, centro del plesso solare. Posto in corrispondenza del plesso solare, sotto il diaframma. È il primo centro unificante. Al suo interno, infatti, comincia a stagliarsi un sistema di unificazione delle energie basato soprattutto sulla creazione di un ego separativo ed auto centrato, fortemente influenzato da componenti emozionali ed affettive. Rappresenta un’evoluzione rispetto al secondo chakra, in questo, infatti, la vita affettiva, posta al centro dell’attenzione, viene vissuta come un tentativo di trovare vie e sistemi unificanti. Al centro di tutto si trovano le relazioni ed una vera e propria ragnatela di rapporti con esseri umani, oggetti, condizioni e quant’altro può assumere significati speciali o particolari. Il desiderio rappresenta il motore principale del terzo chakra, sia inteso come desiderio di possedere oggetti materiali o ruoli sociali o posizioni di potere, sia come desiderio di possedere persone (amanti, figli, amici, altri) con le quali si crede di attivare relazioni speciali. Il terzo chakra è il luogo della vita emozionale, affettiva e sentimentale. È un crogiuolo potente di energie, un vortice di forze sanguigne pronto ad esplodere in atti, pensieri e, spesso, malattie. Manifesta una sua intelligenza quasi sempre sottoposta al desiderio imperioso di possesso o di creare legami affettivi, nel tentativo di esprimere un potere personale, separativo ed egoistico. Parlo, ovviamente, per grandi linee. L’energia del terzo chakra, si esprime, come quella di tutti i chakra, ovviamente, in maniera diversa a seconda delle tipologie umane che lo esprimono ed a seconda dei vari livelli evolutivi. Da un punto di vista topologico corrisponde all’addome sottodiaframmatico. La ghiandola a secrezione interna che lo rappresenta a livello fisico è il pancreas. Il terzo chakra deve attuare collegamenti evolutivi con il quarto chakra.

I primi tre chakras, sottodiaframmatici, si esprimono, soprattutto, nell’umanità comune, condizionata dai media e che pone al centro della propria attenzione i contenuti, soprattutto del secondo e del terzo centro.

4. Quarto chakra, “Anahata” in sanscrito, centro del cuore.
Il Quarto Chakra esprime amore incondizionato e si manifesta quando il controllo sul terzo chakra (emotività, affettività, sentimenti) e sul secondo è reale e completa. Rappresenta il vero centro dell’individuo spiritualmente integrato o sulla via dell’integrazione. Nel nostro caso il Maestro Ueshiba certamente raggiunse questo traguardo quando fu in grado di trasformare le sue energie guerriere in arte della pace e dell’amore quando disse: “L’aikido è un arte marziale d’amore.” Questo è quello che tutti noi, seguendo il suo esempio, dovremmo fare. In termini più pratici dobbiamo imparare a trasformare le energie del terzo chakra e incanalarle verso il quarto chakra. Assagioli ha espresso molto bene questa trasformazione nel suo libro “Psicosintesi armonia della vita”. Ricordo che una tecnica psicosintetica che ci consente di attivare questo meccanismo è la disidentificazione e autoidentificazione.
Questo chakra è posto al centro del torace, corrisponde al cuore fisico ed è correlato con la ghiandola timo.

5. Quinto Chakra, “Visuddha” in sanscrito, centro della gola.
Il quinto chakra è il centro della creatività e dell’espressione verbale. Si attiva soprattutto in chi cerca di esprimere se stesso, non solo in ambito creativo, ma a tutti i livelli dello scibile umano. L’aumento, verificatosi negli ultimi anni, delle malattie della tiroide svela la difficoltà di una certa parte dell’umanità ad esprimersi compiutamente e soprattutto la difficoltà a trasporre l’energia dal secondo al quinto chakra. E’ necessario, infatti, collegare questi due chakra per camminare sulla via dell’armonia e dell’equilibrio interiore. E’ necessario, quindi, trasformare le energie sessuali in potere creativo. Un passaggio intermedio fondamentale è iniziare ad amare se stessi, ponendosi al centro della propria vita e dare il massimo risalto alle relazioni umane che vanno vissute come arte della comunicazione e della comunione, oltre i ruoli e le apparenze.
Questo chakra si trova in corrispondenza della gola ed è correlato alla ghiandola tiroide.

6. Sesto Chakra, “Ajna” in sanscrito, centro fra le sopracciglia.
Il sesto chakra è il centro della luce interiore, si attiva quando liberiamo l’intuizione integrando o fondendo l’anima con la personalità. Questa fusione dona grande potenza creativa che viene manifestata dal quinto chakra. Il sesto chakra mantiene focalizzata l’attenzione sull’elemento vitale creativo e lo dirige e lo indirizza verso scelte precise e consapevoli.
Questo chakra è posto al centro fra le due sopracciglia e corrisponde alla ghiandola epifisi.

7. Settimo Chakra, “Brahamananda”, centro della testa.
E’ questo il chakra della più elevata realizzazione spirituale. E’ connesso con la trasformazione dell’energia del primo chakra. Posto alla sommità del capo, corrisponde alla ghiandola ipofisi.

“Il settimo chakra e’ localizzato al vertice del cranio, nella zona del bregma. E’ un chakra non fisico, che si può in buona sostanza definire l’interfaccia tra la coscienza individuale e quella cosmica, universale. Non esiste un settimo chakra bloccato, soltanto può essere più o meno “sviluppato”, in relazione al personale cammino spirituale dell’individuo. Non vi sono patologie note e specifiche legate a questo centro energetico, ne’ a livello fisico ne’ a livello mentale o spirituale; si sa solo che l’energia elaborata a questo livello ha effetti su tutti i tessuti e le funzioni dell’organismo, in modo più o meno evidente, intenso ed efficace.
Il settimo chakra e’ collegato al centro della sommità della testa ed e’ rivolto verso l’alto; e’ collegato con il cervello e la ghiandola pineale.
Qui siamo collegati con la sfera dell’essere che racchiude tutte le forme e le caratteristiche non manifestate. Da questo luogo, un tempo abbiamo iniziato il nostro viaggio verso la vita, e sempre qui proviamo l’unita’ con il nostro principio originario divino, del quale tutti noi facciamo parte ed e’ qui che il nostro campo personale d’energia diventa un tutt’uno con l’universo. Il cammino verso lo sviluppo del settimo chakra viene indicato dal colore viola. Viola e’ il colore della meditazione e della devozione. Mentre siano in grado si influenzare intenzionalmente l’attivazione dei sei centri energetici inferiori, nel caso del settimo centro, tutto quello che possiamo fare e’ d’aprire noi stessi e lasciare che le cose accadano attraverso di noi.
Utilizzare le energie del settimo chakra in terapia può essere utile quando si debba fare fronte a situazioni traumatiche gravi, infatti per es. In relazione ai fiori di bach, il rimedio che più frequentemente viene associato al settimo chakra è il rescue.”
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