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Capitolo terzo: il processo di autoconoscenza

Come detto prima un processo è un percorso, un tracciato esistenziale alla scoperta di ciò che già siamo ma che non sappiamo di essere. Qual è il senso di questa ricerca? Perché cercare quello che già abbiamo e possediamo? Il motivo di tutto ciò è legato al fondamentale problema dell’ignoranza: non sappiamo chi siamo realmente e quali potenzialità inespresse giacciono nel fondo di noi stessi. L’ovoide di Assagioli sarà la mappa che ci guiderà in questo viaggio.
Osserviamolo su:
http://www.psicosintesi.it/istituto/cosa-psicosintesi/diagrammi-ovoide-stella


Consideriamo che l’ovoide è solo uno schema, incompleto ma esemplificativo, solo una mappa di un percorso individuale. Non dimentichiamo che l’ovoide dovrebbe essere inteso nel suo aspetto tridimensionale. Notiamo, inoltre, che i suoi limiti sono tratteggiati per indicarne la permeabilità.

L’ovoide di Assagioli sarà il nostro punto di partenza. Una prima informazione che ci arriva da questo schema è che l’uomo è molto più di quello che sembra, infatti la sua parte più o meno conscia è limitata al cerchio indicato con il numero 4, ma esiste uno spazio molto più ampio oltre questo limite nell’ovoide. Al centro del cerchio piccolo troviamo l’io cosciente. Il cerchio con il punto al centro esprime già una grande simbologia ma, senza perderci nello studio degli archetipi, nel nostro caso, possiamo dire che il cerchio è il limite della personalità è il centro è il gestore della personalità. Il centro del cerchio è il nostro io, il nostro pilota interiore. Questo concetto, molto semplice, è importantissimo in quanto definisce in termini umanistici il concetto di io o ego o centro. L’io non è più un luogo della coscienza sottoposto a svariati condizionamenti, una specie di sistema passivo, vittima di passioni, imposizioni, costumi sociali, condizionamenti vari ecc, ma diventa il luogo delle scelte, il nostro direttore d’orchestra come dice Assagioli, che opera tramite la volontà, che impara a gestire le sue potenzialità e a relazionarsi con il mondo. Capire questo e metterlo in pratica significa iniziare a vivere e a comportarsi da uomini liberi. Specifico che sto parlando di un processo, di un tragitto da compiere. Il punto di partenza è capire che si può diventare artefici della propria vita.
Il passo successivo è comprendere cosa ci impedisce di essere noi stessi, perché è chiaro che sono ancora tropo pochi quelli che percorrono consapevolmente la via dell’autorealizzazione ma è altrettanto chiaro che questo è il destino inevitabile di tutti gli esseri umani e per percorrere questo cammino dobbiamo liberarci dai nostri impedimenti.
Più avanti cercheremo di chiarirci le idee in merito, quando parleremo di subpersonalità, attaccamenti, dipendenze ecc..

Torniamo ad osservare l’ovoide:
Puntualizziamo che tutto lo schema deve essere immaginato non solo come tridimensionale ma anche nel suo aspetto dinamico: il cerchio piccolo può essere più grande, può essere spostato più in alto o più in basso o potrebbe anche non esserci per niente ed essere sostituito da un simulacro dell’io e della coscienza, rappresentato da qualche subpersonalità.
Il concetto di inconscio in Assagioli è diverso, rispetto ad altre concezioni, come quelle psicanalitiche. Esiste, infatti, un inconscio superiore e un inconscio inferiore (subconscio). Il concetto di inconscio inferiore ha molti punti in comune con il concetto di inconscio freudiano ( pur non essendo equivalente), ma quello che è interessante è la scoperta dell’inconscio superiore o supercosciente. Si tratta, comunque, di una zona sconosciuta alla nostra consapevolezza (almeno fino a quando non decidiamo di iniziare il viaggio alla scoperta di noi stessi) la dove si trovano le nostre potenzialità non realizzate, la nostra energia creativa, la nostra spiritualità, i nostri bisogni superiori di bellezza, armonia, saggezza, conoscenza, pace interiore. Io amo definire l’inconscio superiore come “Il nostro luogo interiore la dove tutto è luce, pace e armonia”. E’ interessante evidenziare il fatto che questo luogo, pur essendo inconscio, è, in realtà, conoscibile, è alla nostra portata e, probabilmente, è più gratificante e più utile andare a visitare queste nostre dimensioni, piuttosto che penetrare nelle zone, spesso malsane, dell’inconscio inferiore, come fanno alcune psicologie, alcune forme di arte, molte letterature e troppi mass media.
Decidere di iniziare a conoscere il nostro inconscio superiore implica una scelta precisa; è, cioè, un atto consapevole che prevede il passaggio da un livello esistenziale, basso e massificato che ignora volutamente il valore dell’inconscio superiore, ad un livello di esistenza più elevato in cui si esprime il tentativo di liberarsi da vari condizionamenti sociali e culturali, basati sul materialismo e sul consumismo, per accedere alla vera dimensione umana che è quella dell’Anima.
La dimensione dell’Anima è rappresentata, nell’ovoide, dall’Io o Sé superiore transpersonale (indicato con il numero 6). Questo indica il vero centro dell’uomo. Parlando in termini simboli è il suo Maestro interiore, il suo Saggio interiore o l’autore della commedia umana (mentre l’io cosciente ne è il regista). Vediamo, nello schema dell’ovoide, che una linea unisce il Sé e l’io ad indicare la possibilità di percorrere una via che potrebbe portare all’unificazione o alla fusione dei due elementi.
Bisogna comprendere che, se vogliamo mettere a confronto il Sé e l’io, questo ultimo rappresenta la parte, in un certo senso, virtuale o consensuale (cioè legata al consenso collettivo, secondo C.T. TART) della coscienza umana che deve gestire tutto l’insieme delle personalità, in altre parole, rappresenta l’essere nel mondo. Questo non contrasta con quanto detto precedentemente riguardo all’io in quanto è riferito al livello evolutivo dell’uomo. In altri termini ad un livello medio di evoluzione, individuare la coscienza a livello dell’io è di fondamentale importanza, ma, ad un successivo e più elevato livello di evoluzione l’io va trasceso, ma soltanto, dopo averne espresso coerentemente le potenzialità.
Il Sé transpersonale è, invece la parte reale dell’uomo l’insieme di tutte le sue potenzialità e l’espressione del suo motivo di essere nel mondo.
Da queste prime note iniziamo a comprendere qualcosa di più rispetto alla natura dell’uomo.
Cosa l’uomo non è:
1) l’uomo non è il suo corpo,
2) L’uomo non è le sue emozioni, né i suoi affetti, né i suoi sentimenti,
3) L’uomo non è la sua mente.

L’uomo, allora, che cosa è? L’uomo, allora, chi è? Potremmo dire che è un processo in continua evoluzione, tuttavia questo non ci aiuta né ci svela connotazioni specifiche.
Tornando ad osservare l’ovoide e riflettendo su quanto detto sopra, le risposte potrebbero arrivare con logica matematica e potremmo cominciare a pensare che la vera natura dell’uomo si manifesta nel suo Sé superiore che, in pratica, corrisponde alla sua autocoscienza o alla sua anima.
Il problema nasce dal fatto che questa sua vera natura è, quasi sempre e nella maggior parte degli uomini, recessiva, inconscia, ignorata.
Questo non ci deve scoraggiare. Pensiamo che se siamo qui a leggere queste pagine potremmo fare parte di quella porzione di uomini che vogliono crescere e ritrovarsi.
Torniamo al punto 1) e soffermiamoci sulla constatazione che l’uomo non è il suo corpo.
Iniziare a comprendere questo è di fondamentale importanza. Riflettiamo che, se questo è vero (ricordo che stiamo lavorando per ipotesi che cercheremo di verificare) gran parte della nostra cosiddetta cultura non ha fatto altro che sviarci dai veri problemi e dalla vera conoscenza di noi stessi. Un esempio eclatante di cultura deviata ci proviene dalla medicina allopatica che tende ad identificare l’uomo esclusivamente con il suo corpo fisico e ritiene che i problemi psichici siano sostanzialmente neurologici e, per questo motivo, da una grande rilevanza alle cure farmacologiche, ad esempio, delle malattie psichiatriche. La visione olistica che io perseguo non nega questa visione della medicina allopatica, semplicemente la integra ponendo in una relazione dinamica e circolare la coscienza umana e i suoi tre veicoli di espressione (corpo fisico, emozioni-sentimenti-affetti e mente). Secondo questa visione olistica una malattia somatica agisce ed influenza la coscienza e, viceversa, un disagio psichico agisce sul suo substrato fisico e sul comportamento. Avremo modo di approfondire questi temi.
Un’ ulteriore e più ampia riflessione ci porta a criticare l’impostazione globale della scienza ufficiale, dell’economia e finanza ufficiale, della politica ufficiale, della teologia ufficiale, della cultura ufficiale. Tutte queste impostazioni partono da un assunto di base che si rivela fallace: l’uomo è il suo corpo e, quindi, le sue percezioni sono reali. Sappiamo invece, da un’altra parte della scienza ufficiale che non viene divulgata a sufficienza, che l’uomo è in grado di percepire con i suoi organi solo una percentuale molto limitata (circa 4%) dello spettro elettromagnetico che determina la realtà. Se questo è vero e non ci sono dubbi che è vero, allora tutta la scienza ufficiale e tutta la conoscenza ufficiale poggiano su nulla!
Come si può. Infatti, basare una scienza e una conoscenza su una possibilità percettiva così limitata?
Dovremmo capire che l’uomo non deve pretendere di imporre basi di una conoscenza scientifica ma deve ampliare la propria percezione di se stesso e di ciò che lo circonda.
La nuova base su cui dobbiamo poggiare la nostra conoscenza di ciò che avviene è la coscienza e lo studio scientifico degli stati di coscienza che possono essere attivati e sperimentati con varie tecniche, la più importante delle quali è la meditazione.
La coscienza, infatti, è in grado di andare oltre il percetto, aprire le “porte della percezione” e svelare la vera natura dell’uomo.
Prima di iniziare ad osservare i sette tipi dobbiamo completare la nostra visione dell’uomo, come appresso proposto.
Osserviamo la stella delle funzioni nel sito indicato:
http://www.psicosintesi.it/istituto/cosa-psicosintesi/diagrammi-ovoide-stella.
Vediamo che la stella indica sette funzioni dell’ego:
1) intuizione
2) pensiero
3) istinto, impulso, desiderio
4) sensazione
5) emozione, sentimento
6) imaginazione
7) volontà
8) io o sé personale
Avremo modo di approfondire il significato della stella, per adesso basti dire che stiamo parlando di sette funzioni dell’ego; come dire che abbiamo a nostra disposizione sette possibilità o sette armi per combattere la nostra guerra incruenta alla scoperta di chi siamo veramente.

I tipi umani, i campi di esperienza e i sette chakra.
L’impostazione implicata nella psicologia differenziale dei sette tipi origina da conoscenze molto antiche e che sono state svelate, soprattutto, a partire dal diciannovesimo secolo in ambiti e contesti non attinenti specificamente alla nascente psicologia.
Da queste iniziali divulgazioni sono originate varie scuole di pensiero e psicologiche che hanno prodotto, soprattutto nel ventesimo secolo, parecchie pubblicazioni tutte variamente significative e tutte interessanti e degne di consultazione e di studio. La psicosintesi differenziale ha ripreso questa impostazione inserendola in contesti convenzionali e ufficializzati e descritti da Assagioli soprattutto nel volumetto sui tipi umani e nell’atto di volontà.
(ASSAGIOLI Roberto, “I tipi umani”, Istituto di Psicosintesi, Firenze 1987, e “L’atto di volontà”, Astrolabio, Roma 1977).
Studiando i contributi del fondatore della psicosintesi, mi è apparso chiaro come la psicosintesi differenziale che impernia il suo lavoro sullo studio dei sette tipi, rappresenta la base sulla quale si è incardinato tutto il costrutto della psicosintesi così come, in un ottica più ampia, rappresenta la reale base di ogni processo di autoconoscenza e di sviluppo integrato della personalità. Per questi motivi ho ritenuto di dare il giusto risalto all’approccio della psicosintesi differenziale, ampliandone gli ambiti ai vari contributi ad esso connessi, proponendo un taglio sia teorico che pratico al mio lavoro e, in alcuni casi, attuando una connessione diretta con le complesse problematiche delle dipendenze patologiche. Tutto questo nella presunzione, maturata in anni di esperienza, che la psicosintesi sia uno strumento utile nell’ambito della prevenzione, cura e riabilitazione delle dipendenze patologiche e, ancora di più, la psicosintesi differenziale, con le sue puntuali e dettagliate analisi che sono in grado di gettare nuova luce sul nostro livello di comprensione delle molteplici e complesse componenti dell’animo umano.
Ricordo che per comprendere realmente ognuna delle sette tipologie, come già detto, dobbiamo estendere la nostra ricerca anche in altri due contesti:
1) I campi di esperienza umani
2) Il significato simbolico ed esistenziale dei sette chakra.
(continua)