“L’esperienza mistica di Morihei Ueshiba, il fondatore dell’Aikido: confronto con la spiritualità di Roberto Assagioli, fondatore della Psicosintesi”*
La vita di molti grandi uomini, fondatori di religioni, ideologie, partiti o vie di autorealizzazione é, di solito, caratterizzata da uno o più eventi straordinari che identificano altrettanti momenti durante i quali si acquisiscono nuove ed importanti conoscenze. Questi eventi straordinari sono vissuti, spesso, come “illuminazioni” e descritti in maniera differente secondo l’ambiente culturale e sociale nel quale avvengono.
Quello che ci interessa studiare adesso è l’esperienza di illuminazione di colui il quale è stato individuato come il più importante maestro di arti marziali del nostro secolo e fondatore dell’Aikido: Morihei Ueshiba.
Per comprendere il senso ed il significato di questa esperienza useremo come chiave di comprensione un’altra via di autorealizzazione fondata da un altro grande Maestro del nostro secolo: Roberto Assagioli, fondatore della Psicosintesi che è l’unica grande scuola di psicologia e psicoterapia italiana, diffusa in tutto il mondo. Ho gia accostato le due scuole in un precedente articolo (4) al quale rimando per ulteriori approfondimenti.
Il nostro interesse, adesso, è, invece, focalizzato su un’esperienza straordinaria, probabilmente la più importante di Morirei che ha inciso in maniera determinante, sia sui successivi eventi della vita del Maestro, sia sulla nascita e sullo sviluppo dell’Aikido e, inoltre, partendo da questa esperienza, potremo mettere a confronto i due Maestri, così diversi eppure così accomunati nello stesso percorso spirituale.
Vediamo come è descritta questa esperienza, verificatesi nella primavera del 1925, da quello che è il più importante biografo di Ueshiba, John Stevens (6) nel libro “Guerriero invincibile”: “Un giorno un ufficiale navale che visitava Ayabe sfidò Morihei in un incontro di Kendo. Morihei acconsentì, ma rimase disarmato. L’ufficiale, un abile e raffinato spadaccino, si ritenne evidentemente offeso da quello che considerava un affronto rivolto alla sua abilità e si lanciò furiosamente su Morihei, ma Morihei sfuggì facilmente ai ripetuti colpi e attacchi dell’ufficiale. Quando l’esausto ufficiale ammise la sconfitta, domandò a Morihei quale fosse il suo segreto. “un secondo prima che tu sferrassi i tuoi attacchi, un lampo di luce attraversava lo spazio davanti ai miei occhi, rivelando la direzione verso cui ti saresti mosso, permettendomi così di evitare i tuoi colpi.”
Dopo l’incontro, Morihei andò in giardino per attingere acqua dal pozzo e lavarsi il sudore dalle mani e dal volto. Improvvisamente Morihei cominciò a tremare, quindi cadde a terra pietrificato. La terra sotto ai suoi piedi cominciò a vibrare ed egli fu investito tutto da un fascio di raggi di pura luce che scendevano dal cielo. Una nebbia dorata avvolse il suo corpo facendo si, egli disse, che tutte le sue meschinità e i suoi inganni svanissero. Si vide prendere la forma di un essere dorato; l’intero operato del cosmo gli apparve con grande chiarezza. Morihei disse di quell’esperienza: “Vidi che io sono l’universo. Tutt’ad un tratto mi fu chiara la natura della creazione; la via di un guerriero è manifestare l’amore divino, uno spirito che abbraccia e nutre tutte le cose. Vidi che la mia dimora era l’intero universo e il sole, la luna e le stelle erano i miei intimi amici. Lacrime di gratitudine mi rigarono il volto.”
Possiamo identificare questa come un’esperienza mistica?
Probabilmente si, ma quello che ci interessa realmente è comprenderne il senso ed il significato al fine di trarre il giusto insegnamento da questa esperienza.
Vediamone i punti salienti:
1) L’esperienza si verifica dopo una sfida che ha certamente impegnato il Maestro. Questa sfida ha comportato un grande dispendio di energie, infatti, egli si deterge il copioso sudore. Questa è già una prima chiave di lettura che ci fa comprendere l’importanza di un’attività fisica protratta come elemento che favorisce una sorta di catarsi e prepara per il “satori” (illuminazione). Il Maestro non ha impegnato se stesso soltanto in un’attività fisica prolungata, ma ha, anche, utilizzato risorse e qualità più “sottili”, quali: l’attenzione e la percezione allargata in una sorta di precognizione o preveggenza che gli facevano prevedere i colpi dell’avversario. Questa è una dote, certamente, non comune, ma è, soprattutto, interessante comprendere il senso di quello che accade dopo. Quello che avviene ha molti punti in comune con le pratiche sciamaniche, con l’estasi che si manifesta dopo un rituale estenuante e protratto. L’estasi è l’uscita fuori da sé, o, per meglio dire dal sé piccolo e ristretto, quello che contiene “meschinità e inganni”. Questo è il secondo punto focale.
2) Il superamento, la trasformazione, la trasfigurazione dal quotidiano: il passaggio da un ego ristretto, limitato, illusorio, ad una coscienza allargata, la coscienza del Sé. A questo punto la psicosintesi ci aiuta a comprendere quello che è avvenuto. Questa è, infatti, una psicologia olistica, totale, che prospetta la presenza del Sé, detto “transpersonale” che va, cioè, oltre il personale, oltre l’ego falso e illusorio. Il Sé è la vera natura dell’uomo, la sua essenza, il luogo reale la dove tutto è energia, pace, armonia, completezza, luce. Morihei, quindi, attua un’esperienza di liberazione dalla falsa identità dell’ego (o sé con la s minuscola) per accedere al Sé al suo reale centro energetico che è anche un centro di conoscenza e di sapienza. Il Sé per sua natura è universale, supera ogni barriera, ogni limite imposto dal falso e piccolo ego, ogni inganno creato dall’identificazione con ruoli e maschere. Per questo motivo Morihei poteva dire di essere l’Universo, di non avere nemici, chi si metterebbe contro l’Universo?
3) Il terzo punto evidenzia che questa è un’esperienza di amore che non è solo fusione mistica, ma anche acquisizione di una missione, della nuova consapevolezza del vero guerriero che è colui il quale manifesta l’amore divino. Il vero Budo è, quindi, l’arte di amare, di manifestare l’amore divino a tutte le creature. Questa comprensione improvvisa ha certamente molto in comune con l’alto ideale del Bodhisattva, del Buddha che dedica la sua esistenza per liberare ogni essere senziente e che per questo rifiuta di entrare nel Nirvana. Questo è, inoltre, l’ideale del Servitore dell’umanità, di chi si prodiga per donare agli uomini i mezzi che favoriscono l’espressione delle più alte potenzialità umane. Assagioli ha ben individuato questi aspetti dell’arte del guerriero che trasforma e sublima ogni aggressività in amore. “La lotta in tutte le sue manifestazioni – da quelle elementari dei primitivi, a quelle più raffinate, ma spesso più crudeli e distruttrici dell’uomo cosiddetto civile stimola ed accelera lo sviluppo di molte qualità e poteri. Resistenza, attenzione, decisione, destrezza, coraggio, intelligenza e molte altre qualità si sviluppano in quella rude milizia.”(2). Più avanti prosegue descrivendo con stupefacente esattezza l’esperienza di Ueshiba pur senza averlo mai conosciuto (per quanto ne sappiamo): “La tendenza combattiva. Dunque, mentre è espressione di un profondo e vitale impulso dell’affermazione di sé, oltre che, in molti casi, della necessità di auto-conservazione, contribuisce a favorire l’evoluzione umana nei suoi primi stadi. Quando però quando l’uomo raggiunge un certo livello di sviluppo, le cose cambiano: …Le gioie della vittoria sono effimere; appena sorte vengono fugate da nuove inquietudini, da nuove brame di possesso e di dominio…Abbiamo cominciato a comprendere la natura ed i bisogni degli altri…abbiamo insomma incominciato a far l’esperienza dell’unione e dell’amore. Da queste esperienze abbiamo cominciato ad apprendere la grande verità che non siamo limitati e chiusi in noi stessi, che in qualche senso ed in qualche misura anche gli altri sono noi e che noi siamo gli altri. Così a poco a poco si può arrivare a riconoscersi ed a identificarsi con tutto ciò che esiste, pur restando e sentendoci sempre più coscientemente ed intimamente noi stessi. Allora il grande scopo dell’evoluzione umana, lo sviluppo di una coscienza ad un tempo individuale ed universale sarà raggiunto,” (2) Queste parole di Assagioli sono perfettamente applicabili all’esperienza del Maestro Ueshiba. La straordinaria sintonia fra i due Maestri non si ferma qui: lo psichiatra e psicoterapeuta Assagioli afferma, infatti: “Ricordiamo che una delle note essenziali dello spirito è l’energia, la potenza; ricordiamo che, finché i buoni saranno deboli ed i forti non saranno buoni (come purtroppo accade generalmente ora), il male non cesserà di prevalere. Ricordiamo che il progresso e lo sviluppo spirituale si ottiene mediante una serie di lotte e di conquiste.” (2) L’aikido, cioè, nel momento in cui, come afferma il Maestro Suriano, (5) riscopre il senso della parola marzialità riconnette l’uomo alla sua energia più elevata e ridà un senso alla sua esistenza. Andando più avanti Assagioli descrive una perfetta immagine del progresso delle arti marziali che culmina nell’aikido: “E’ interessante notare come all’elevazione dei campi di esplicazione delle tendenze combattive corrisponda un’elevazione dei metodi della lotta. Allo stadio più basso in cui regna la massima separatività, il nemico viene ucciso; ad un livello un po’ più alto il nemico viene vinto, superato, ma non distrutto. Più in su, si tratta di dominare, disciplinare, eliminare, non persone, ma certe loro attività dannose per gli altri. Infine al sommo, si riassorbe in noi il nemico, si diventa tutt’uno con lui quando si sublimano e si rigenerano con la forza dello spirito le energie combattive.”…”Allora la sublimazione delle tendenze inferiori riuscirà facile e quasi spontanea. Essa consiste essenzialmente nel mettere al servizio di una causa superiore il sé personale, le energie pugnaci che prima tendevano ad appagare solo la personalità”. (2) Assagioli conclude citando un testo ben noto agli studiosi di esoterismo che è “La Luce sul Sentiero” di Mabel Collins: “1) Sta in disparte nella veniente battaglia e benché tu combatta non essere tu il guerriero. 2) Cerca il Guerriero e lascia ch’egli combatta in te. 3) Prendi i Suoi ordini per la battaglia e obbediscigli. 4) Obbediscigli, non come se Egli fosse un generale ma come se Egli fosse te stesso, e le sue parole fossero l’espressione dei tuoi segreti desideri perché Egli è te stesso, eppure infinitamente più saggio e più forte di te…” Così conclude Assagioli: “Consideriamoci quali ‘Cavalieri dello Spirito ’, quali militi di una causa ideale, quella di aiutare l’umanità a salvarsi dai pericoli che la minacciano, di cooperare all’avvento di una nuova e superiore civiltà.” (2) Il pensiero di Ueshiba è perfettamente in armonia con le parole di Assagioli ed è ancora espresso da Stevens (7) “La vera vittoria è la vittoria sul sé, oh giorno della vittoria fulminante!” . Afferma Stevens: “Per padroneggiare i misteri del Budo bisogna tornare all’origine di tutte le cose e unirsi al Divino; l’unico modo di essere invincibili è di domare le proprie basse passioni, sconfiggere l’aggressività che è in noi e raggiungere la completa purezza della mente: solo allora si potrà anticipare ogni attacco e uscirne indenni.” (7) Questa rappresenta anche una chiave che ci consente di capire l’origine dei “poteri” del guerriero: la purezza della mente, quando non consentiamo più alle nostre parti più basse, ai chakra inferiori, di avere il dominio sulle nostre parti più evolute, i chakra superiori o sopradiaframmatici, questi risultano liberati, finalmente in grado di manifestare il loro potenziale. Ricordiamo che non deve esistere contrapposizione fra le parti più basse dell’uomo ( l’energia fisica, l’istinto, l’emotività, la razionalità concreta) e le parti più evolute ( la mente superiore, l’intuito, la comprensione superiore, l’amore) ma una perfetta integrazione fra ognuna di queste parti che devono essere sottoposte al dominio del Sé spirituale o transpersonale. Non dobbiamo dimenticare che il Maestro Ueshiba ha chiaramente parlato del “Misogi”(7) come insieme di tecniche di purificazione nel contesto delle quali la respirazione assume un ruolo fondamentale. Lo stesso Ueshiba afferma, inoltre: “Se tutto il tuo pensiero è rivolto a vincere, allora perderai ogni cosa. Ricorda che sia tu che il tuo avversario percorrete lo stesso cammino. Avvolgi il tuo avversario nell’amore, lasciati condurre dal naturale scorrere delle cose, unisci ki, corpo e mente e abolisci il confine fra te e l’altro. Questo ti apre infinite possibilità. Quelli che agiscono illuminati da questi principi sono sempre vittoriosi. Vincere senza combattere è la vera vittoria, una vittoria sul sé, una vittoria rapida e sicura. Vittoria è armonizzare sé con gli altri, unire te stesso al Divino, lasciati soggiogare dall’Amore Divino, per divenire l’Universo stesso.” (6) Ueshiba riusciva ad esprimere la sua elevazione spirituale anche nei suoi “doka” (canti del cammino) che oltrepassano, a mio avviso, il senso di messaggi dati ai discepoli per esprimere lo spirito dell’aikido e diventano espressione dell’elevatissimo mondo poetico e spirituale del Maestro. Leggiamone alcuni:
Perdi la via
e ti troverai sulla
cattiva strada;
non mollare la briglia
al selvaggio stallone
(che c’è in te). (7)
Getta la veste
che logora e stracciata
l’anima stinge!
Apriti alla volontà
del Cielo, poi risplendi. (7)
Cura e coltiva
lo spirito guerriero
servendo il mondo;
illumina il Sentiero
col Divino Volere.(7)
Ogni guerriero
riceve in dono vita
la porta ovunque:
Amore è vita, essenza
Del Divino Progetto. (7)
Vera Vittoria
È la Vittoria sul sé!
Armonizzati
Con il Divino Padre
Salvezza è dentro te! (7)
Dei vari doka del Maestro ho scelto quelli che mi sono sembrati più significativi ed in sintonia con lo spirito della Psicosintesi. Posso, tuttavia, assicurare che solo praticando con amore le due vie e cercandone l’integrazione e forse anche la fusione, si riesce a cogliere tutta la bellezza di due sentieri creati per essere donati all’umanità da due Maestri certamente fratelli nello spirito.
4) Il quarto punto è, quindi, la trasformazione dell’aggressività e della violenza in amore. Quando si parla di amore non ci si riferisce al sentimento o all’affettività, ma all’unione con l’universo, all’amore incondizionato per ogni elemento del creato. Quest’amore era manifestato da Morihei come energia radiante, specialmente negli ultimi anni della sua vita. Il suo movimento sul tatami non esprimeva solo armonia ed equilibrio, ma anche gioia, delizia (de light – luce), una forza che poteva venire solo dal Sé e dalla fusione fra questo e l’ego.
5) Veniamo al quinto punto del nostro studio che è, quindi, la fusione fra il Sé spirituale o transpersonale, ricettacolo di energie infinite, punto radiante, centro di forza universale, l’inconscio superiore secondo Assagioli e l’ego, centro della personalità, della coscienza ordinaria, del quotidiano con le sue regole e le sue maschere. Possiamo affermare che tutta la vita di Morihei indica il passaggio graduale da un livello di consapevolezza inferiore, l’ego, ad uno superiore, il Sé. Fino a che non si è avuta la fusione fra i due elementi, in altre parole fino a che l’ego non si è arreso al Sé. Studiando la biografia di Morihei è facile individuare gli aspetti dell’uno e dell’altro. Tanto irritabile, aggressivo, separativo l’ego con le sue manie e fissazioni, tanto comprensivo, gentile, inclusivo e, infine, radiante il Sé spirituale. Continuando a parlare di Unione di forze interiori diverse, potremmo dire che, praticando seriamente l’aikido, quello che si viene a creare è l’unificazione di istinto ed intuito. Facendo riferimento alla fisiologia yoga ed alla filosofia perenne, la prima forza appartiene alla sfera delle energie fisiche, biologiche, naturali, del corpo umano, al chakra della radice; la seconda forza appartiene al campo dell’intuizione, della mente superiore, della conoscenza diretta ed immediata, ai chakra superiori, interciliare e della corona. Sono queste due energie, troppo spesso latenti, che fanno parte del normale patrimonio umano. La prima è legata all’istintualità, alla capacità di usare forze naturali, spontanee e potenti, che agiscono sull’istinto di autoaffermazione, spesso, cieco e violento. La seconda è, invece, propria dell’uomo evoluto che è in grado di dare una direzione alla sua azione, di controllare l’istinto, indirizzandolo secondo scelte precise che sono percepite, intuite (intueri: vedere dentro) e viste con l’occhio della coscienza illuminata dalla saggezza. La confluenza di queste due forze verso una sola energia unificata crea un guerriero perfetto o, analogamente, un uomo realizzato. L’unificazione di queste due forze, preconizzata da varie scuole spirituali, fra le quali si possono citare il Raja Yoga e dallo Shiatsu, (3) significa consentire all’uomo superiore di esprimersi in tutta la sua gloria. Quello che, probabilmente, è riuscito a fare il Maestro Ueshiba.
Non è possibile proporre delle conclusioni alla fine di questo studio introduttivo che vuole essere, soprattutto, uno stimolo alla riflessione. Il senso di questa riflessione potrebbe essere quello che è necessario, a parere mio, approfondire lo studio pratico e teorico dell’Aikido nella convinzione che ci siano ancora molti, preziosi elementi e doni da scoprire ed applicare, specialmente, nella vita di ogni giorno.
Emerge, certamente, il senso di un grande insegnamento che il Maestro Ueshiba ci ha voluto lasciare. Il significato di una vita che può essere di esempio per tutti. E’ possibile imparare a liberare le nostre potenzialità ed energie più elevate, appropriarcene ed imparare a gestirle. L’Aikido è un mezzo per fare in modo che questo avvenga, non solamente un’arte marziale, ma una vera e propria via spirituale di autorealizzazione che può essere compresa e utilizzata a vari livelli, secondo lo stadio evolutivo ed in rapporto alle necessità del praticante, ma che, nella sua essenza è l’espressione di virtù universale dell’uomo finalmente riconnesso all’energia del Cosmo e al suo Creatore.
Voglio finire questo breve e parziale lavoro con un’altra citazione da un altro straordinario libro, misteriosamente donato all’umanità, il cui senso esprime ancora una volta una straordinaria sintonia con l’aikido che sempre più si configura come una via universale verso l’armonia, l’autorealizzazione e l’amore:
“La sicurezza è il risultato del
completo abbandono dell’attacco.
Nessun compromesso è possibile in questo.
Insegnate l’attacco in ogni forma e lo avrete imparato,
e questo vi arrecherà dolore.
Il forte non attacca
perché non vede motivo per farlo.
Perché l’idea dell’attacco possa
entrare nella vostra mente,
dovete prima avere percepito voi
stessi come deboli.”
“A Course in Miracles”. (traduzione dell’autore) (1)
Bibliografia
1) “A course in Miracles”: Foundation for inner peace, California, 1992.
2) Assagioli Roberto: “Psicosintesi, Per l’armonia della vita” Astrolabio, Roma, 1993
3) Goodman Saul: “attivazione del corpo di luce”, Macro EDIZIONI, Diegaro di cESENA, 1999.
4) Percipalle Carmelo: “Arti Marziali e trasformazione delle Energie.” su “Psicosintesi” n° 2, Ottobre 1996
5) Suriano Pietro: “Riflessioni elementari sul pensiero aiki,” Catania.
6) Stevens john: “Guerriero invincibile”, edizioni. il punto d’incontro, 1999, vicenza
7) Ueshiba Morihei: “L’essenza dell’aikido”, Mediterranee, Roma, 1995.
· * Articolo pubblicato sul n°11 di luglio/agosto 2001 della rivista “Arti d’Oriente”.